Era il 29 settembre del 1991 e veniva mostrato per la prima volta La Bella e la Bestia, uno dei classici Disney più amati di sempre.
Animato in modo meraviglioso, con musiche diventate semplicemente leggenda, è uno di quei lungometraggi della Disney che con il tempo hanno acquisito sempre importanza.
A fronte di 25 milioni di budget, ne incassò qualcosa come 331, ma soprattutto fu premiato ai Golden Globe come Miglior Film, e venne inserito dalla Academy nella stessa categoria. Non era mai successo prima. La Bella e la Bestia era incredibilmente moderno e innovativo.
La protagonista, Belle, era una giovane donna, non più la classica bambina o ragazzina come in quasi tutti gli altri Disney, fin dal pezzo iniziale, la sua era la vita di una ragazza stritolata dalla provincia, da un clima bigotto e conservatore, un paesino francese abitato da persone sostanzialmente chiuse di mente e di cuore, dove per la donna l’unico ruolo era quello di subalterna dell’uomo, di madre, fidanzata o lavoratrice.
La cultura, i libri, la fantasia, vengono prese come stravaganze che fanno di lei una paria. Belle non era una principessa, era la figlia di uno squattrinato inventore, si intuiva che era orfana di madre, eppure nonostante questo non era affatto debole o insicura. In fin dei conti, il vero segreto del successo di questo film è tutto qui. Era una fiaba mitologica e in quanto tale aveva la metafora della contemporaneità, l’insegnamento nascosto dietro la sua storia di amore e redenzione, di incanto e sentimento: l’essenziale è invisibile agli occhi.